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Riflessioni e racconti di uno Psicologo e Psicoterapeuta Napoletano

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Dott. Roberto Stella

Psicoterapeuta Sistemico Relazionale
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Terapia Individuale
Terapia di Coppia
Terapia Familiare

Formato all' I.P.R. di Napoli
Accademia di Psicoterapia Familiare di Roma

Psicologo presso il centro di riabilitazione dell'Ospedale Pediatrico di Napoli Santobono Pausilipon

Master in PNL
Abilitato all'utilizzo di EMDR

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sintomo

La Terapia di Coppia: istruzioni per l’uso pt.2

aprile 28, 2019dott. Stella Lascia un commento

“Io credo che la coppia sia un grande attaccapanni dove ognuno deposita quello che non ha risolto con la famiglia di origine e a volte questo attaccapanni è così pieno che neanche si riescono a vedere i membri della coppia, altre volte ha su di sé così tanto peso che si rompe. Quando noi riusciamo a levare tutte queste proiezioni, riusciremo a vedere cosa c’è sotto: se c’è affetto e c’è incontro l’ossigeno farà si che migliorino moltissimo, ma altre volte vediamo che l’amore è morto, allora è meglio seppellirlo perché altrimenti puzza.”         Canevaro A.

La maggior parte delle volte non si fa terapia di coppia per restare insieme, ma per lasciarsi meglio.

Immagino la vostra espressione ed il vostro sgomento a questa notizia… ma se non la smettiamo di considerare la terapia di coppia come una colla, come un incontro di due bambini dispettosi con un adulto che dà consigli e mette pace, non andiamo da nessuna parte.

La stragrande maggioranza delle terapie di coppia nascono da una richiesta di consulenza per un figlio sintomatico che magari non riesce a dormire da solo, che non mangia, che bagna il letto, con bulimia, con encopresi, con balbuzie… tutti sintomi che per noi terapeuti sono dei veri e propri racconti familiari e quando il figlio è davvero ancora piccolo si finisce per fare terapie di coppia con i figli come consulenti esperti della famiglia.

I sintomi dei figli sono spesso l’unica autorizzazione socialmente accettabile qui al sud per andare in terapia come famiglia. Se è vero che i figli sono il più grande stimolo alla crescita dei genitori, allora i sintomi dei figli sono diventati l’unico motivo, per i coraggiosi genitori, di andarsi a mettere in discussione in terapia.

Le coppie un poco più disastrate a livello di intimità, quelle che dormono in stanze diverse e con un figlio a testa nel letto per intenderci, vengono a chiederci una soluzione magica impossibile o almeno potranno dire alle rispettive famiglie di origine di “averci provato”. Quando poi gli chiedi la fatidica domanda:”quando siete usciti da soli senza i vostri figli l’ultima volta?” la risposta è sempre matematicamente la stessa: “Quando è nato il nostro primo figlio!” (Di questo tipo di problematica avevo parlato in un articolo precedente sui figli cuscino e l’obesità infantile.)

Le coppie più coraggiose arrivano da noi terapeuti anche solo per la crescita reciproca, che è il bene più grande al mondo, ma ovviamente sono mosche bianche.

A volte ad esempio si fa terapia di coppia prima di sposarsi invece di attendere che la coppia vada in crisi, cosa che trovo infinitamente saggia e che renderei obbligatorio al posto della preparazione ecclesiastica prematrimoniale ma non diciamolo ad alta voce che mi scomunicano.

Chi di voi è figlio di divorziati o di separati in casa conosce bene gli strascichi emotivi delle coppie che si separano male o che, ancora peggio, fingono di rimanere insieme “per il bene dei figli”.

Mettendo il “bene dei figli” avanti, quasi fosse uno stendardo delle mamme pancine, ho visto fare i danni più grandi e devastanti e quelli più difficili da gestire, proprio perché socialmente accettati e riconosciuti anche dalle famiglie di origine di entrambi i partner.

Anche per questo diventa fondamentale, all’interno delle terapie di coppia, la chiamata alle armi delle generazioni precedenti: Si invitano allora i nonni come consulenti in terapia, anche solo un paio di volte per lato, per indagarne le radici, le relazioni, i non detti e le dinamiche in atto che ostacolano la crescita e lo svezzamento della coppia genitoriale. Si arriva in terapia anche a chiedere il permesso ai nonni di far risposare la coppia con nuove regole, magari mettendo in crisi il dictat di quella famiglia, il mito familiare che narra che quando la coppia diventa genitore smette di essere intima.

Una percentuale sempre bella corposa sono le coppie invece portatrici di difficoltà sessuali o di infertilità ma di queste ne parlo con calma in altri post perché sono molto complessi da affrontare.

Nella prossima puntata invece la risposta alla domanda che spesso mi fanno:

“ma allora la coppia sana non esiste!?”

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La Terapia di Coppia : istruzioni per l’uso

aprile 24, 2019dott. Stella Lascia un commento

“Dottore glielo dica pure lei, è chiaro che è colpa sua…”

Purtroppo nel cinema e nelle serie tv la terapia di coppia sembra una scena del genere: una psicoterapeuta in tailleur con occhiali e taccuino che cerca di mettere d’accordo due persone sedute sul divano ed intente a lanciarsi insulti per finire poi con le braccia conserte, ognuno di spalle all’altro, l’aria contrita e la terapeuta che puntualmente elargisce consigli che ovviamente nessuno seguirà perché non partono dai pazienti ma dalla mente della terapeuta. D’altro canto un terapeuta che dà i consigli più che un terapeuta sembra un pessimo amico a pagamento… gli unici “compiti” o “consigli” che un terapeuta di coppia serio potrebbe effettivamente dare sono quelli paradossali, quelli con un fine nascosto e quelli legati all’amplificazione del sintomo (nelle prossime puntate magari vi faccio qualche esempio).

La realtà della terapia di coppia è invece tutt’altro, soprattutto se parliamo di psicoterapia sistemica, ed è soprattutto fatta di due famiglie e non di una coppia in crisi.

Nel nostro orientamento si parla infatti di due mondi che si sono incontrati e mai e poi mai soltanto di due persone con difficoltà a capirsi o a relazionarsi. Proprio per questo anche dando i consigli o le ricette relazionali migliori del mondo vedreste solo i rispettivi partner infrangersi con la testa contro un muro di abitudini e di schemi di comportamento vecchi più del mondo. Solo capendo davvero quali sono i Mandati Familiari della coppia e quello che non è stato detto sui patti impliciti di questa unione potremo aiutarli in modo duraturo e sperare in una crescita reciproca.

Per comprendere il concetto di “Mandati Familiari” bisogna pensare a tutto quello che inconsapevolmente la famiglia proietta sul tuo matrimonio, ai ruoli e alle aspettative che ogni membro di una famiglia è chiamato ad interpretare e soddisfare. Il caso più palese di mandato familiare ad esempio è il condizionamento inconsapevole dei genitori di uno dei due partner (i nonni per intenderci) che spingono un lato della coppia ad aprirne i confini fino a farla diventare una sola famiglia allargata senza chiavi e senza confini (mandato verso l’invischiamento).

Ora per chiarire invece le trame sottostanti una qualsiasi unione vi faccio un esempio di quelli che Cigoli chiamava patto segreto e patto dichiarato:

“Es. Luisa e Marco

Luisa ha i genitori divorziati e ha sempre dichiarato di cercare in Marco l’uomo forte e sicuro che non la esponesse al dolore già provato in famiglia.

Marco ha sempre dichiarato di amare in Luisa il suo essere totalmente dedita a lui e al sostenerlo nella sua missione di rivalsa sociale che non gli facesse rivivere il dolore di quando suo padre con un crollo economico aveva esposto la famiglia alla vergogna.

Nel patto segreto di entrambi c’è una necessità di perfezione impossibile in cui l’altro dovrebbe guarire la propria storia. Ognuno deve rappresentare la salvezza dell’altro, altrimenti è inaffidabile, manchevole, traditore.

Al primo errore, naturalissimo ed umano, di Luisa ad esempio, parte un controllo irrazionale di Marco che cerca le prove del misfatto in modo ossessivo, appoggiato dalla propria famiglia che possiede la sua stessa ferita originale. Luisa sentendosi giudicata ed ostracizzata da tutti si allontana e conferma quindi il peccato originale. La famiglia divorzia ed il figlio finisce col padre che lo userà come segno della sua perfezione in contrasto con la madre, ormai vista come imperfetta e quindi maligna.”

In pratica ogni singola coppia ha al suo interno due motivi per cui si è scelta ma è consapevole solo di uno di essi, quello esplicitato spesso durante il corteggiamento se non addirittura come patto matrimoniale il giorno delle nozze.

L’obiettivo del buon terapeuta è quello di far emergere il secondo motivo, quello spesso legato appunto alle trame familiari dietro i due membri della coppia, per poter poi costruire con entrambi delle nuove fondamenta per la coppia e permettere una nuova unione, addirittura a volte un nuovo matrimonio simbolico in terapia, ma con un’altra consapevolezza e con patti diversi, stavolta esplicitati e condivisi in terapia.

Domani una nuova puntata sulla terapia di coppia che l’argomento è lungo e complessissimo.

 

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La sindrome del Nido Vuoto

aprile 12, 2017dott. Stella 2 commenti

Cosa accade quando la casa si svuota ed i genitori/nonni rimangono soli?

Cosa accade dentro i genitori quando è il loro animo a sentirsi svuotato del ruolo genitoriale?

Cosa rende la questione particolarmente rilevante al Sud Italia?

Quanto più il genitore ha vissuto IN FUNZIONE dei figli, quanto più ha messo da parte le proprie PASSIONI, la propria INDIVIDUALITÀ’ e la propria capacità di salvaguardare la dimensione di COPPIA, tanto più sarà tosta riprendersi dal fatidico saluto dei figli dal nido.

Spesso LA FAMIGLIA DEL SUD DEL MONDO NON SI SNIDA MAI PERCHÉ passa dal genitoriale al trigenerazionale senza la differenziazione, tutto in una casa e senza riti di passaggio effettivi. Dal nido vuoto al nido pieno: basta un nipotino! Ecco perché la babysitter è stata vietata nelle famiglie del Sud, complice il tg4 e la fobia delle mazzate 😉

Oggi non parliamo degli effetti che la cosa ha sui figli e sui nipoti, oggi voglio fare un regalo d’amore ai genitori sfrattati del ruolo.

Già immagino mamme casalinghe con le pire infuocate fuori il mio studio intente ad urlare, “i figli sò pièzz e’coooooore! Finché non compiono 98.000.000 di mesi sono più importanti di me e di mio marito e di lei e degli specialisti e di chiunque osi dirmi come amare mio figlio!!!”

Non temete mamme del Sud, non oso dirvi che sbagliate anzi siete perfetti voi genitori! Anche quando fate le scelte più bizzarre proprio perché le vostre scelte ci donano umani così differenti ed interessanti. Oggi siete tutti perfetti perché oggi sono io che CHIEDO A VOI GENITORI:

Vi siete ricordati di amarVI abbastanza o i vostri figli penseranno davvero che senza di loro non esistete e che la vita da uomini non va inseguita se non come genitori?

Avete curato la vostra coppia e la capacità di amare? Ma soprattutto di lasciarsi andare con dignità, prima scuola d’amore dei vostri figli?

Vi siete impegnati a curare le vostre amicizie o i vostri figli andando via avranno paura di uccidervi di solitudine?

Avete tenuto fede alle vostre passioni o eravate troppo impegnati a parlare della pigrizia delle nuove generazioni?

Sapete ancora coccolarvi, chiedere alla vostra metà un gesto d’amore, nutrirvi del meglio del mondo o pensate che insegnare ai figli il sacrificio sia così importante da non dover insegnar loro l’amore per la vita?

 

Se anche la risposta ad ogni domanda vi fa storcere l’animo poco conta, rimanete genitori perfetti… solo con qualche acciacco in più nel sempre duro e difficile cammino di chi deve ricostruirsi un nido. Non è facile riprendere le misure per cucirlo addosso per una coppia che magari si era dimenticata di dover avere il CORAGGIO di RISCOPRIRSI.

Uomo e donna, marito e moglie, oltre l’essere padre e madre, nonno e nonna.

Siete fragili quanto eravate iperprotettivi

Siete svuotati quanto eravate dipendenti dalle loro vite

Siete spaventati e lo capisco, ma vi prometto con la mano sul cuore che ora che state sperimentando la vostra paura del ritorno ad essere umani state facendo il gesto più bello dell’amore genitoriale — crescere per permettergli di crescere.

 

 

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L’Uscita dal Nido: Sintomi e rimedi per figli che non sanno più volare

febbraio 6, 2015dott. Stella Lascia un commento

Nel nostro lavoro abbiamo spesso a che fare con figli, anche molto grandi, che rimangono intrappolati nel nido familiare, anche se non fisicamente nella stessa casa. Persone normalissime che presentano i sintomi più disparati.

Parlo di ragazzi di 30 anni che intraprendono un percorso di studi fuori città e poi finiscono per autosabotarsi, negli studi come in altri ambiti, fino a tornare a casa dai genitori.

Parlo di figlie di 25 anni che scelgono, inconsciamente ma con accuratezza da cecchino, uomini non disponibili e talvolta pericolosi pur di non mettere a repentaglio il loro falso ruolo nella famiglia d’origine.

Parlo di Uomini di 40 anni talmente legati al loro ruolo di figli da sentire fortissimi attacchi di panico appena prendono l’auto per recarsi a lavoro fuori città.

Parlo di ragazzine di 17 anni autolesioniste; di figli con comportamenti antisociali; di giovani donne che castrano la propria Differenziazione dal proprio Nido… parlo di qualcosa che abbiamo visto tutti.

Non parlo di qualcosa da cui Guarire, ma della necessità di Differenziarsi per poter crescere bene.

Per i terapeuti familiari e sistemici è fondamentale il “ritorno a casa” per poter crescere, è fondamentale poter lavorare con la famiglia (in terapia quando possibile ma non necessariamente) per poter restituire ai figli la libertà di volare attraverso una nuova relazione con la famiglia perché come disse il saggio “non si può separare ciò che non è mai stato unito”. Non può sentirsi libero di affermarsi nella vita un figlio che sente dentro di sé l’inconscia certezza che senza di lui i genitori si potrebbero lasciare, cadere in depressione o addirittura morire.

Capita spesso che il figlio sintomatico che non sapeva volare diventi nel tempo un Co-terapeuta con il sistema familiare stesso (Canevari 2013).

Capita ancora più spesso che il figlio in terapia ritrovi il coraggio di un rapporto affettivo nuovo con i genitori, un nuovo incontro emotivo in cui “riempire la valigia con l’eredità interiore” fino ad allora non ancora accettata, per poter finalmente prendere la propria strada senza sbattere la porta dietro di sé.

Riassumerlo in 400 parole è impossibile, perché di questo è fatta la terapia, ma se avete domande o dubbi andate a spulciare il materiale disponibile su: http://www.iprnapoli.it

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Ode al sintomo

dicembre 5, 2014dott. Stella Lascia un commento

Il sintomo parla e qualche volta urla.

Il sintomo racconta una storia che vuole essere ascoltata, e griderà se viene ignorato o sotterrato coi farmaci.

Cambierà lingua se azzittito con terapie centrate sul sintomo, fino a farsi sentire ancora ma con un nuovo nome.

Ho conosciuto sintomi dolorosi, sfiancanti, buffi, improvvisi e duraturi, ma MAI ho visto sintomi senza qualcosa da dire.

Ho visto la Pipì nel letto di un figlio scrivere sulle lenzuola ai propri genitori di un’intimità di coppia perduta.

Ho sentito attacchi di panico cantare a squarciagola le storie di pesi lontani ma sempre presenti nelle trame familiari.

Ho chiesto consigli ad un Tic nervoso e mi ha balbettato di genitori presenti a singhiozzo.

Ho creduto alle fobie quando mi disegnavano libri interi, enciclopedie di paure legittime ma diverse.

Ho visto la paura di guidare che voleva salvare un ragazzo dal divenire uomo.

Ode al Sintomo ed alle sue storie da tradurre.

Ode al Sintomo ed al rispetto che merita chi sa ascoltarlo, col coraggio enorme di potersi raccontare una storia diversa.

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