Il sintomo parla e qualche volta urla.
Il sintomo racconta una storia che vuole essere ascoltata, e griderà se viene ignorato o sotterrato coi farmaci.
Cambierà lingua se azzittito con terapie centrate sul sintomo, fino a farsi sentire ancora ma con un nuovo nome.
Ho conosciuto sintomi dolorosi, sfiancanti, buffi, improvvisi e duraturi, ma MAI ho visto sintomi senza qualcosa da dire.
Ho visto la Pipì nel letto di un figlio scrivere sulle lenzuola ai propri genitori di un’intimità di coppia perduta.
Ho sentito attacchi di panico cantare a squarciagola le storie di pesi lontani ma sempre presenti nelle trame familiari.
Ho chiesto consigli ad un Tic nervoso e mi ha balbettato di genitori presenti a singhiozzo.
Ho creduto alle fobie quando mi disegnavano libri interi, enciclopedie di paure legittime ma diverse.
Ho visto la paura di guidare che voleva salvare un ragazzo dal divenire uomo.
Ode al Sintomo ed alle sue storie da tradurre.
Ode al Sintomo ed al rispetto che merita chi sa ascoltarlo, col coraggio enorme di potersi raccontare una storia diversa.